La premiazione: Leander Dalbert e Alena Matzke con presidente della giuria Madeleine Kaufmann.
Il burger di nocciole (Hazelburger) è una delicata polpetta a base di fonti proteiche vegetali indigene. «Croccanti nocciole, barbabietole sanguigne, fagioli neri, pregiata salvia», ecco come sono descritti gli ingredienti sul sito internet. L’idea è venuta mezz’anno fa a Leander Dalbert e ora al Hazelburger è stato conferito il Grand Prix Bio Suisse (GPBS). La premiazione ha avuto luogo in occasione dell’assemblea dei delegati virtuale di Bio Suisse dell’11 novembre 2020.Leander Dalbert lo scorso agosto ha iniziato l’apprendistato in agricoltura presso l’azienda bio di Roger Gündel a Oberwil-Lieli AG. Il tirocinante ha studiato scienze climatiche, filosofia, politica ed economia in Nuova Zelanda. Si è poi trasferito in Svizzera per amore: sua moglie, con la quale ha una figlia di tre anni, proviene dall’Oberland zurighese. Ha una grande passione per l’agricoltura sostenibile. È particolarmente attratto dagli alberi, ne crescono anche nell’azienda Reusshof a Niederwil AG, presso la quale Leander Dalbert ha un altro impiego. Il capoazienda Andreas Gauch ha realizzato un geniale sistema di coltivazione con potatura a fuso e reti appese in alto per noccioli innestati a radice profonda in un sistema agroforestale. Leander Dalbert ha sviluppato un sistema di distribuzione per centinaia di chili di nocciole: sono vendute nei negozi con caffè annesso zero-waste Foifi e Zollfrei a Zurigo.
Andreas Gauch, Reusshof a Niederwil AG.
Dalbert però intendeva ricavare di più dalle nocciole. Si è posto la questione: come possiamo vivere di un’agricoltura diversificata e sostenibile? Ecco la risposta: ridando valore agli ecosistemi grazie alla trasparenza dei costi e alla vicinanza ai consumatori e offrendo i prodotti corrispondenti. Nel contempo vuole creare posti di lavoro adatti alle famiglie. Gli obiettivi sono prezzi al produttore equi e un salario orario fino a 35 franchi per gli impiegati in cucina e nella logistica. Per questo motivo, un burger di nocciole di 130 grammi costa fr. 7.50. La presidente della giuria Madeleine Kaufmann nel suo elogio ha sottolineato che il principio della trasparenza dei costi è stato valutato positivamente perché rappresenta un elemento chiave per un sistema di alimentazione sostenibile.
Leander Dalbert (a.d.) e Roger Gündel (c.) con Sabrina Volkart di Permaschmaus (a.s.) nella zona di permacultura sul Birchhof a Oberwil-Lieli AG.
Dalbert quindi da un anno ha portato avanti l’idea del Hazelburger nell’ambito dell’associazione Boimig dove ha incontrato Johanna Rüegg, ricercatrice nel campo dei sistemi agroforestali presso il FiBL a Frick AG. Nel quadro dell’attività dell’associazione hanno sviluppato la visione del «nutrirsi delle piante – in una cultura del cibo resiliente» e hanno effettuato ricerche di mercato. In seguito ha coinvolto Alena Matzke, che per anni ha lavorato all’interfaccia tra il sistema sanitario e quello alimentare e che fornisce consulenza all’organizzazione mondiale della sanità WHO. Alena Matzke ha sviluppato la ricetta del Hazelburger che ora è ottenibile congelato o fresco nel contenitore a rendere presso Foifi e Zollfrei a Zurigo e nei negozi aziendali di Andreas Gauch e Roger Gündel. La presidente della giuria Madeleine Kaufmann definisce il Hazelburger «una vera alternativa ad altri burger vegetariani per la produzione sostenibile e la lavorazione delicata degli ingredienti».
Il Hazelburger: nocciole, barbabietole sanguigne, fagioli neri, pregiata salvia.
Dal punto di vista finanziario il progetto viene gestito da una ditta individuale di Leander Dalbert. Ha affrontato il rischio con soldi propri e con un prestito della famiglia. Il GPBS dotato di 10 000 franchi pertanto giunge al momento giusto come finanziamento ponte. Leander Dalbert vorrebbe ora creare due posti di lavoro a tempo parziale e in seguito costruire uno stabilimento di produzione più ampio con un finanziamento collettivo. La registrazione del nome Hazelburger e la procedura per il rilascio della Gemma sono in corso.
Testo: Daniel Salzmann, caporedattore
«Schweizer Bauer»; Foto: Maya Frommelt, Bio Suisse
Articolo abbreviato, da «Schweizer Bauer», 14 novembre 2020 Video sul progetto vincente (solo francese e tedesco):
Grand Prix Bio Suisse 2020
Quest’anno hanno partecipato al Grand Prix Bio Suisse 22 progetti. Il secondo posto dopo il vincitore Leander Dalbert è andato a pari merito ai progetti grigionesi patate di montagna di Marcel Heinrich e uccisione in azienda di Georg Blunier. Al quarto posto figurano il progetto talenti naturali di Roland Lenz, Turgovia e quello di Bruno Martin, Canton Berna che vede al centro vitigni resistenti alle malattie fungine.